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martedì 7 febbraio 2017

134. RECENSIONE40: Discordia by Bologna Violenta




   BOLOGNA VIOLENTA nasce nel 2005 nell'omonima città come progetto solista del violinista e polistrumentista trevigiano Nicola Manzan. Dopo 5 album grindcore, vari singoli, remix e numerosissime collaborazioni con nomi di spicco dell'underground -e non solo- nazionale, il progetto si assesta nel formato a due con il valido batteristra marchigiano, anch'egli polistrumentista, Alessandro Vagnoni (Dark Lunacy, Infernal Poetry). Dal loro incontro nasce l'album Discordia, 16 tracce grindcore/avantgarde con una vena un po' più "easy listening" del resto della discografia di Nicola: lo spazio lasciato libero dalla gestione della drum-machine gli dà adito di giocare maggiormente con le melodie. Il tutto sempre all'interno di una cornice fortemente grindcore.
   L'album esce per Overdrive Records e conta numerosi ospiti al suo interno, in onore del senso di collaborazione tanto caro al Manzan. Troviamo quindi il charango di Monique Mizrahi (Tre Allegri Ragazzi Morti e Honeybird & the Monas) su Colonialismo, la tromba e trombone degli Ottone Pesante su Leviatano, il pianoforte di Paolo Polon su Sigle di telefilm e le voci di Tiffany Taylor, Fabio “Reeks” Recchia, Жон тугалган e Johna Foliowa sparse per le altre tracce dell'album. Un album non di facile ascolto ma conferma dell'interessante e longeva carriera del progetto Bologna Violenta.
   Per tutti i dettagli sull'album e i suoi video, per la retrospettiva del progetto solista fino alla formazione del duo, per sapere qualcosa di più sull'etichetta di riferimento e per poter godere dell'intervista ai due, rimando all'articolo di approfondimento sulla band, appena pubblicato (qui).

Link video:
"Incredibile lite al supermercato" https://www.youtube.com/watch?v=TiwaLEItt5E

Link band:



Discordia Credits:
Nicola Manzan: chitarra, violino, viola, violoncello, sintetizzatori, programmazione.
Alessandro Vagnoni: batteria, basso.
Monique “Honeybird” Mizrahi: charango su Colonialismo.
Ottone Pesante (Paolo Raineri: tromba, Francesco Bucci: trombone) su Leviatano.
Paolo Polon: pianoforte su Sigle di telefilm.
Tiffany Taylor: voce su Incredibile lite al supermercato.
Fabio “Reeks” Recchia: voce su L’eterna lotta tra il bene e le macchine.
Жон тугалган: voce su Lavoro e rapina in Mongolia.
Johna Foliowa: voce su Lavoro e rapina in Mongolia.
Il disco è stato registrato tra agosto 2015 e febbraio 2016 a Casa Violenta da Nicola Manzan con l'aiuto di Nunzia Tamburrano.
Batteria e basso registrati al Plaster Recording Studio da Alessandro Vagnoni.
Charango registrato da Monique “Honeybird” Mizrahi al Dynamic Zebra Studios, NYC.
Ottoni registrati allo Studio Pesante.
Il mixaggio è stato effettuato al Plaster Recording Studio da Alessandro Vagnoni.
Il mastering è stato effettuato a Casa Violenta da Nicola Manzan.
Tutte le musiche sono di Nicola Manzan tranne Colonialismo di Nicola Manzan e Monique Mizrahi.
Tutti i ritmi sono di Alessandro Vagnoni.
Tutti i brani sono editi da Kizmaiaz Edizioni Musicali.
Concept grafico: Nicola Manzan, eeviac.
Realizzazione grafica: eeviac
Nicola Manzan usa chitarre Gibson, violini Carioni e corde D’Addario.
Alessandro Vagnoni usa piatti Paiste e bacchette Vic Firth.
Paolo Polon suona un pianoforte Bechstein gran coda (1927).
Pubblicato l'11 Aprile 2016 per Overdrive Records e Dischi Bervisti
Formato: Vinile nero 12", Cd digipack e Audiocassetta
Distribuzione: Goodfellas
Contatto Stampa: Dischi Bervisti press@dischibervisti.com 
Booking: Ben Tellarini ben.tellarini@gmail.com 


Qui lo ascolti

Discordia 2016,
Overdrive Records, Dischi Bervisti

(Grindcore, Avantgarde Retrò)
1. Sigle di telefilm
2. Il canale dei sadici
3. Incredibile lite al supermercato
4. Un mio amico odia il prog
5. Il tempo dell'astinenza
6. Leviatano
7. Chiamala rivolta
8. L'eterna lotta tra il bene e le macchine
9. I postriboli d'Oriente
10. Binario morto
11. Discordia
12. Lavoro e rapina in Mongolia
13. Il processo
14. Passetto
15. I felici animali del circo
16. Colonialismo



RECENSIONE
BOLOGNA VIOLENTA "Discordia"
Lp 2016 Overdrive Records, Dischi Bervisti

Quando il postino mi ha bussato al citofono e ho letto sul pacchetto il mittente, avevo già capito che il contenuto fosse l’ultimo disco di BOLOGNA VIOLENTA, al che non ho dato modo, al postino in questione, di bussare due volte. E, curioso, ho aperto la busta.
Oltre a due adesivi (uno dei quali è già appiccicato sulla mia batteria), trovo questo digipack davvero ben confezionato, dall’artwork semplice ma d’impatto (in tutti i sensi, visto che tratta di due locomotive accartocciate l’una sull’altra) e ben fatto.
BOLOGNA VIOLENTA è un progetto nato dal violinista e polistrumentista Nicola Manzan nel 2005, che ha sempre sperimentato sonorità che spaziano dal Grindcore al Noise, tra svariate collaborazioni con musicisti italiani e non solo, militando anche in progetti alternativi e dai diversi approcci musicali. Ma eccoci al dunque.

Discordia, il quinto di BOLOGNA VIOLENTA e uscito nel 2016, è un disco di 16 tracce, per la durata di circa 24 minuti e mezzo. La novità principale di questo album è l’ingresso di un secondo elemento fisso: il batterista e bassista Alessandro Vagnoni (DARK LUNACY, INFERNAL POETRY). Si può quindi affermare che BOLOGNA VIOLENTA è, ad oggi, un duo.
Vorrei premettere che Discordia è un disco non adatto a tutte le orecchie, quindi il mio approccio a questa recensione sarà alchemico, simbiotico e basato sul mood emozionale. Ecco perché l’ho inserito nel lettore, ascoltandolo d’un fiato, per assimilarlo e per farmi una prima idea di ciò che avevo tra le mani. A distanza di qualche giorno lo sto riascoltando, in cuffia, dividendolo in parti solo per un lato puramente tecnico. Non vi ammorberò con pipponi inutili e chiacchiere noiose, perché sento questo disco come un concept sonoro che va ascoltato senza sosta. Ed è così che lo analizzerò, come unico elemento colmo di particolari, utilizzando nomi di musicisti e band affini non necessariamente come termine di paragone, ma più che altro per portare il lettore a farsi un’idea di ciò di cui stiamo parlando, magari ricercando e scavando in quell’underground estremamente interessante, ma fatto anche di musicisti notevolmente dotati.
Apre il disco ‘Sigle di telefilm’, introdotto dal piano, malinconico e dalla vena classica, di Paolo Polon.
La furia de ‘Il canale dei sadici’ lascia spazio ad una ‘Incredibile lite al supermercato’, con la voce graffiante di Tiffany Taylor (che mi ricorda il nome di una porno star, ma non vorrei sbagliarmi e sviare il discorso). E’ piacevole, per me, ricordare a primo impatto una certa ‘Bonehead’ di quei pazzi dei NAKED CITY, come le fasi più isteriche dei MELT BANANA.
Segue ‘Un mio amico odia il prog’, brano che, neanche a dirlo, è progressivo e non poco. E mi ricorda quanto sono nostalgico, se penso ai romani INFERNO SCI-FI GRIND ‘N’ ROLL.
Poi c’è la serratissima e groovissima ‘Il tempo dell’astinenza’, a cui segue ‘Leviatano’, in cui sono presenti Paolo Ranieri (tromba) e Francesco Bucci (trombone) degli OTTONE PESANTE.
‘Chiamala rivolta’ e ‘L’eterna lotta tra il bene e le macchine’ sono due macigni Prog-Grind notevolmente schizoidi. Nella seconda traccia c’è la voce di Fabio “Reeks” Recchia.
‘I postriboli d’Oriente’, come si evince dal titolo, inizia proprio con un richiamo alle sinuose sonorità tipiche dei paesi d’Oriente. Inutile dire che il finale di questo brano è eclettico e folle.
Poi c’è ‘Binario morto’, brano che mi piace particolarmente per la sua completezza e per l’atmosfera buia e claustrofobica che lo pervade. Gli unisoni tra gli strumenti mi rimandano a quei due grandi nomi dell’Industrial Metal quali STRAPPING YOUNG LAD e FEAR FACTORY.
‘Discordia’ è il brano che prende il titolo del disco, seguito da ‘Lavoro e rapina in Mongolia’, pezzo in cui musica suadente Mongola, accompagnata di un certo discorso incomprensibile (a meno che non conosciate la lingua), si intervalla con sfuriate Death/Grind, per poi chiudersi in un canto melodico. Qui hanno collaborato, alle voci, Жон тугалган e Johna Foliowa.
‘Il processo’, ‘Passetto’ e ‘I felici animali del circo’, viaggiano dal Prog al Death e Black Metal. Ricordo ancora la mia adolescenza segnata da DEATH, OPETH e affini.
Il disco si chiude con ‘Colonialismo’, epico e sontuoso brano in cui suona il charango di tale Monique “Honeybird” Mizrahi, che rimanda a quei FANTOMAS di quel genio del male di Mike Patton. Chissà se effettivamente il titolo di questo pezzo si ispira alla storia del charango, strumento a corde simile ad una piccola chitarra, introdotto in Sudamerica dagli Spagnoli, dopo che ne avevano conquistato le terre.
Ci tengo a dire che questo ‘Discordia’ è un continuo rimando ad influenze di band passate. Personalmente ci sento molti richiami musicali preesistenti, ma in compenso ha dei tappeti orchestrali esageratamente ricchi e ben curati.
Il disco è esagerato, in tutti i sensi: è iper tecnico e chirurgico come un bisturi, è colmo di suoni e ottimamente eseguito. A livello compositivo è molto vario e ben congegnato. Ha il sound giusto, forse un po’ piatto e non molto dinamico, ma adatto al genere proposto. La mia curiosità più grande sarebbe quella di vedere BOLOGNA VIOLENTA dal vivo, per comprendere appieno l’esecuzione dei brani in fase di concerto.

Danilo 'Damage' Peccerella
7.5/10






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