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martedì 23 giugno 2015

68. I-TAKI MAKI 2: Dust




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INTRO
   Tra i power duo italiani ce ne sono alcuni particolarmente dediti alla composizione e registrazione di album, quelli che sono solita definire "duo prolifici". Al proposito abbiamo da poco parlato dei Melampus e del loro nuovissimo album capolavoro "Second Soul" (qui), similmente I-TAKI MAKI, il duo del quale andremo a parlare oggi, appartiene appieno a questa categoria. Mi viene quasi da pensare che quella mezza quota rosa all'interno del duo abbia il suo peso, alla fine...
   In pochissimi anni dalla loro fondazione avvenuta nel 2012, strAw e Mimmi del duo da Alatri (FR) I-Taki Maki ha sfornato vari Ep, un concept album, partecipato a numerosi festival e concorsi, rilasciato interviste, passaggi radio e tv e chi più ne ha più ne metta. Non ci meravigliamo quindi che i due, adepti di questa filosofia musicale, siano già pienamente all'opera sul loro nuovo album! "Dust" è in dirittura d'arrivo... verrà rilasciato in autunno ma la title track è già in rete, accompagnata da un bel video di presentazione.
   Dell'origine del duo, del suo nome, della loro discografia completa nonchè della passione di strAw per le formazioni two-piece (numerosi i duo da lui formati nel passato) abbiamo già ampiamente parlato nella retrospettiva a loro dedicata (qui) per cui oggi non ci resta che aggiornarci sul loro percorso musicale dall'ultimo incontro in poi.
   Oltre a comporre i brani che andranno a formare "Dust", Mimmi e strAw si sono concentrati sulla colonna sonora di un'opera di danza, del ballerino e coreografo Gioele Coccia, le cui allieve si sono esibite nella manifestazione di danza "Contemporanea" il 23 aprile di quest'anno al teatro Bertolt Brecht di Perugia. Il pezzo si intitola "Is Happiness Joyful?" e lo potete ascoltare sul profilo Soundcloud della band.
   Per quanto riguarda l'album siamo invece ancora in fase di ombra e mistero... ma qualche news la possiamo sicuramente anticipare. Innanzitutto una svolta storica nella composizione dei due: nell'ottica di ampliare i propri confini di comunicazione la lingua cantata passa dall'italiano all'inglese! Ricordiamo che strAw, in tutti i suoi progetti precedenti, specie a due, aveva fatto del cantato in italiano un caposaldo della sua composizione... inoltre l'avventura "spaghetti western all'italiana" portata avanti col concept album precedente, “Western Monamour – the west way of life”, resterà il loro lavoro che maggiormente testimonia l'attaccamento al tipicamente italiano, che si lasciano sì un po' alle spalle ma che mai per questo rinnegheranno. Il video "Dust" infatti ci presenta un'ambientazione scarna, da deserto americano, giallo e polveroso, che un po' rimanda all'iconografia del passato; anche i tamburi di sottofondo, stile indiani d'America, non ci permettono di staccarci completamente da ciò che i due hanno presentato finora, per cui deduciamo che il passaggio sì c'è, ma lo è graduale... ne parleremo comunque meglio con i diretti interessati durante l'intervista.
   C'è anche un'ulteriore conferma della via intrapresa nel passato: il video del singolo "Dust" è ad opera della film maker Viola Pantano, già autrice dei precedenti video ufficiali della band. Bella e originale la scelta del video: i due personaggi principali, strAw e Mimmi, corrono verso la telecamera in un paesaggio brullo e desertico schivando come meglio possono dei probabili colpi di fucile a loro indirizzati. All'inizio del video i due che corrono sono in realtà dei bambini che solo in un secondo momento si trasformano nei protagonisti del duo, come a rappresentare il percorso difficile e tortuoso che ci porta, a tutti noi, dall'infanzia a ciò che siamo... ma procediamo ora con l'intervista al power duo laziale I-Taki Maki per confermare questa ed altre nostre umili illazioni.


"Dust" https://www.youtube.com/watch?v=RXKLMCj0fX0
"Is Happiness Joyful?" ascoltabile su Soundcloud



INTERVISTA
1. Ciao Mimmi&strAw, benvenuti all'EDP per questo aggiornamento. Mi incuriosisce innanzitutto la vostra esperienza nella musicalizzazione di un'opera di danza. Con il concept album precedente avete già creato i brani pensando a delle scene, a dei personaggi specifici: ci dici ora quanto simile o più difficile si sia rivelata questa nuova sfida? Com'è nata la collaborazione col coreografo e ballerino Gioele Goccia?
M- Ciao Giusy e grazie a te per la solita ospitalità ed estrema professionalità. Hai ragione, qualche attinenza tra la composizione di una soundtrack per un coreografo e danzatore e la stesura di un concept album come Western Monamour, in effetti, c’è… e sta nel fatto che tu appunto citi, di doversi comunque immedesimare con un altro Io, che sia reale o immaginario, diverso dal nostro. In questo caso, però, trattandosi di una sola traccia il lavoro è stato concentrato e molto più breve… inoltre e soprattutto, abbiamo dovuto tenere in considerazione non soltanto le indicazioni relative alle suggestioni/sensazioni che il brano avrebbe dovuto suscitare ai danzatori e al pubblico, ma anche “produrre” qualcosa di adatto allo scopo, cioè la coreografia di danza! Non tutta la musica, in effetti, è “danzabile” :D Ci ha aiutato molto il fatto di conoscere bene Gioele e il suo stile coreografico, il quale ci ha voluto dare davvero poche indicazioni per lasciarci liberi di creare. A Gioele ci lega una lunga amicizia ed una forte stima reciproca: noi lo seguiamo nelle sue esibizioni (è un danzatore della Compagnia “Ritmi Sotterranei” oltre che un coreografo) e lui non manca mai ai nostri concerti. Anche per questo motivo è stato davvero interessante collaborare con lui ed estremamente emozionante assistere alla performance dal vivo… vedere/ascoltare la nostra musica prendere una forma diversa dal solito è stata una sensazione eccezionale!

2. Per il nuovo album "Dust" avete fatto un salto storico, ossia siete passati dal cantato in italiano a quello in inglese. Mi pareva di aver intuito che i testi italiani fossero un caposaldo di strAw anche se non escludeva del tutto variazioni dettate dall'istinto del momento. Qual'è stato l'input per tale svolta? Suggerimenti? Consigli esterni? O semplicemente voglia di cambiare e rivolgersi ad un pubblico più internazionale?
S- Questo album per noi rappresenta molte cose… un momento importante di mutamento, ma anche di conferme. Coloro che ci conoscono e ci seguono da tempo riconosceranno tutto quello che ci ha sempre caratterizzato e che, inevitabilmente, ci portiamo dietro quale preziosissimo bagaglio. Innegabilmente, però, le novità sono più evidenti delle conferme… prima fra tutte la lingua usata nei testi. Questo è il nostro primo lavoro in inglese. La motivazione prevalente è relativa alla volontà di tentare di comunicare per la prima volta con un pubblico più ampio, cosa che lo scrivere in italiano non consente. La musica, in fondo, è comunicazione, nella sua componente strumentale, melodica e testuale.
Ma come al solito, non si è trattato di una “decisione”, abbiamo sentito il bisogno di seguire questo istinto, quando i primi testi hanno iniziato a fare capolino. Ci siamo detti… ma sono in inglese? Che si fa? La risposta è stata, si fa quello che facciamo sempre, seguiamo l’istinto. Come per la questione del genere musicale, che odiamo identificare perché odiamo stiparci in una qualsiasi tipologia di classificazione, anche ora, riguardo la lingua in cui ci esprimiamo, non vogliamo sia una cosa che ci identifichi necessariamente. Noi NON SIAMO una band che scrive in italiano o in inglese. NOI FACCIAMO QUELLO CHE CI VA. Ciò vuol dire che il prossimo disco potrà seguire la stessa scia, o di nuovo cambiare rotta. Ecco tutto.

3. Mimmi, ti abbiamo lasciata, nell'ultima intervista, che ti stavi approcciando allo studio del pianoforte, e con gran soddisfazione! C'è traccia di questa novità nei brani del nuovo album "Dust"? Ci dicevi che lo studio dello strumento melodico ti aveva anche fatto intervenire nel processo compositivo delle tracce: in che misura tutto questo è stato applicato al nuovo album?
M- Ricordi benissimo… in effetti potrei rispondere che è dal primo approccio al pianoforte che nasce Dust! Se non avessi curiosato tra quei tasti black&white probabilmente non avrei mai conosciuto la mia voglia di comporre. La possibilità di sperimentare delle melodie vocali è derivata esclusivamente dalla mia nuova voglia di suonicchiare il piano. Così sono nate alcune canzoni che ascolterete nell’album mentre altre sono nate dalla chitarra di strAw. In entrambi i casi, comunque, lo sviluppo delle canzoni è stato il medesimo di sempre, in studio, a due teste e quattro mani. I testi, invece, sono tutti miei.

4. Nei casi come questo, in cui l'album non sia ancora stato pubblicato, si mantiene un certo riserbo sui suoi contenuti. Non è che puoi sbilanciarti qui con qualche news in esclusiva per l'EDP? Quanto c'è di continuità e quanto di distacco tra "Dust" e il precedente “Western Monamour – the west way of life”?
M- Molto volentieri ti raccontiamo qualche piccola curiosità! Il nostro percorso è costellato di ispirazioni cinematografiche… in tutti i nostri lavori precedenti c’è una tensione, più o meno evidente, verso la settima arte. Un po’ per scelta, ma soprattutto per quella che definiremmo “naturale inclinazione” ad assorbire facendoli nostri, una serie di contenuti affini alla nostra visione della vita e dell’arte, provenienti dalla letteratura, dall’animazione e soprattutto dal cinema. Il penultimo, lampante, tributo abbiamo voluto farlo al genere “Spaghetti Western”, con un album che narra storie ambientate in un mondo lontano ma contestualizzabile nelle complesse situazioni della nostra società post-moderna. Questa volta non si tratta propriamente di un contest album, e nemmeno di un tributo ad un filone così nettamente definito. Innegabili sono, tuttavia, le atmosfere che ne hanno ispirato i contorni frastagliatamente cupi, gli sfondi grigi e nebbiosi, gli spazi a volte claustrofobici e bui a volte enormi e disorientanti, in cui agiscono le donne e gli uomini delle nostre canzoni, in bilico tra la ricerca della verità, l’introspezione, la menzogna della maschera sociale, il bisogno d’amore e di riconciliazione con se stessi e con Dio, la paura dell’ignoto. I più attenti capteranno delle citazioni che intendiamo come dei tributi al grande cinema francese de La Nouvelle Vague, al cinema surrealista di Buñuel, a quello introspettivo di Bergman, ma anche alla ruvida narrazione di Cormac McCarthy. L’album conterrà 12 tracce. L’artwork sarà ispirato fortemente alle immagini che hai visto nel primo singolo e album teaser.

5. Sarà sempre autoprodotto dalla vostra etichetta “La Valvola”?
S- Si, di nuovo un lavoro interamente autoprodotto.

6. Parliamo del video ad anticipazione dell'album. Dicevate che è stato registrato ad Alatri: avete panorami da Old West, da quelle parti? E' bellissima la scelta dei due protagonisti che avanzano correndo, prima due bambini poi gli adulti che siete voi... ci sono degli sbuffi di fumo... all'inizio pensavo dei geyser, poi forse sono più simili a dei colpi di fucile... siete voi che avanzate nella vita correndo facendo slalom tra gli imprevisti e le difficoltà del percorso?
S. La location è la “Cava Volpari” di Alatri, che i titolari hanno generosamente aperto alla nostra truppa per ben due volte. Ci è piaciuto il fatto che l’ambientazione potesse ricordare un po’ quel sapore appunto di “Old West”che ci tiene legati alle radici del Concept Album precedente, anche se le tematiche sono notevolmente diverse. Per quanto riguarda i contenuti del video, dobbiamo ringraziare ancora una volta la professionalità di Viola Pantano, la quale si è occupata personalmente della sceneggiatura, che ha voluto lineare e di forte impatto. Nemmeno noi sapevamo, fino al giorno delle riprese, cosa dovessimo esattamente fare! Quando siamo approdati alla cava, Viola ci ha detto: “dovete correre, dovete scappare perché avete paura”. La traduzione delle immagini è esattamente quella che tu hai percepito… sin dalla nascita e fino alla fine, ognuno di noi si trova a dover affrontare delle difficoltà, delle fobie, dei pericoli. Molte esperienze, la maggior parte per la verità, nemmeno le scegliamo coscientemente (neanche la nostra stessa venuta al mondo) ma resta comunque una percentuale di situazioni che siamo noi a determinare, con le nostre scelte, le quali hanno delle conseguenze che nemmeno possiamo immaginare. Il famoso “butterfly effect”. Il testo della canzone invita ad una riflessione sulla caducità dell’essere umano, sulla necessità di un ritorno alla semplicità, all’ascetismo e sulla consapevolezza che in fondo siamo così fragili che la nostra esistenza è davvero legata ad un filo sottilissimo. Per cui sarebbe molto più logico vivere nell’amore e nel ripudio dei conflitti. Di qualunque entità essi siano.

7. A quando il rilascio ufficiale previsto per l'album?
M- Non vorremmo ancora sbilanciarci in proposito… ipotizziamo per il prossimo autunno ma chissà!!!

Bene ragazzi, ci aggiorneremo all'epoca, con una degna recensione al vostro "Dust". Intanto buon proseguimento d'avventura e tanti saluti da parte di tutti noi! Ricambiamo e grazie mille!





Articolo ed intervista ad opera di Giusy Elle



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