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giovedì 20 novembre 2014

43. RECENSIONE 7: Western Mon Amour by I-Taki Maki




   Dopo la presentazione del duo I-TAKI MAKI e una lunga chiaccherata con Mimmi e strAw nell'intervista a loro dedicata (qui) eccoci all'analisi più approfondita del loro ultimo full album "Western Monamour – The West Way [Of Life]"; andremo fin nei dettagli grazie alla recensione prima del nostro nuovo collaboratore Leonardo Sanzò (qui la presentazione dello staff). 
   Questo duo vede la luce ad Alatri, Frosinone, nel 2012, e da subito si dedica alla stesura di brani dal testo in italiano. Lo stesso anno esce il Cd d'esordio "Magneto" e a ruota gli Ep “Riciclaggio di Canzoni Sporche” (frutto della rilettura, con nuovi arrangiamenti, di una selezione di pezzi contenuti nell'opera prima) e “Tank-Man”, positivamente recensito da varie riviste nazionali e web. Nel frammezzo qualche canzone tributo a Caterina Caselli e Lucio Battisti.
   La produzione discografica de I-Taki Maki non è mai a caso, non si tratta di brani fine a sè stessi ma sempre inseriti in un contesto ben definito. La loro tematica prediletta sono gli eroi, quelli del nostro tempo come quelli del passato, tant'è che tre dei loro dischi sono a uno di questi dedicati: Pier Paolo Pasolini (Magneto), Lo Sconosciuto di Piazza Tienanmen (Tank-Man) e Melchiade Coletti (Western Monamour – The West Way [Of life]). Si tratta quindi di Concept Album che sviluppano tematiche ben precise; l'ultimo, come suggerito dal titolo, è dedicato al mondo del West. Più ancora che nei lavori precedenti si assite a una rappresentazione “cinematografica” dei personaggi, ognuno dei quali rispetta dei canoni e la cui storia nasce e si sviluppa rispettando gli stereotipi tipici dello Spaghetti Western. Mentre a partire da "Magneto" e fino a "Tank-Man", quindi, le canzoni narravano di personaggi realistici o immaginari, in lotta contro il male e immersi nei temi fondamentali dell’amore, della rivoluzione e della libertà, con "Western Monamour" i protagonisti nascono da un immaginaria sceneggiatura Spaghetti Western. Ogni brano va a presentare un tipico personaggio dell'immaginario collettivo Western, con tanto di sottolineatura degli stereotipi base. Eccoci quindi di fronte al Cacciatore di Taglie, al Venditore di Armi, allo Sceriffo come alla Ballerina di Can Can. Gli stessi autori si sono ritagliati due personaggi a propria immagine e somiglianza, sia fisica (grazie alle splendide illustrazioni di Massimiliano Meregalli) che caratteriali: l'eroe principale Garrincho "Monamour" Steeldust, il Pistolero Mezzosangue, e la Cowgirl in cerca di giustizia Penelope Keller. Personaggi le cui storie intrecciandosi vanno a costruire la trama del disco intero, per raccontare, con quest'ambientazione Western, le difficoltà, le ingiustizie, la corruzione, i tradimenti che tutti noi viviamo quotidianamente anche ai giorni nostri.
   "Garrincho Monamour Steeldust" è anche il primo singolo estratto da cui si è realizzato il video ufficiale. Girato da Viola Pantano, già collaboratrice per altre opere dei due, il video narra la storia del misterioso pistolero mezzosangue, in lotta contro il male e le ingiustizie; la scelta stilistica del bianco e nero e la presenza di alcuni richiami stereotipati, tipicamente "spaghetti western", vanno a rinforzare la già significativa capacità narrativa della canzone stessa. Per la promozione di questo video e per il booking I-Taki si sono avvalsi del valido aiuto dell'Agenzia Cococi di Monelle Chiti, nota fotografa musicale con la quale abbiamo già avuto l'occasione e il piacere di confrontarci in un'interessante intervista (qui). 

"Garrincho Monamour Steeldust" (da Western Monamour) Video ufficiale di Viola Pantano
“Morgan Monsanto” (da Western Monamour) Video Ufficiale
Teaser di "Western Monamour" ad opera di Mattia Galione
"Western Mon Amour" Full Album


WESTERN MONAMOUR – THE WEST WAY [OF LIFE] 2014 Cd, La Valvola,

1.Intro 2.Luis El Misionero La Boca (il cacciatore di taglie) 3.John Steeldust (il venditore di armi) 4.Garrincho Monamour Steeldust (il pistolero mezzosangue) 5.Penèlope Keller (la cowgirl della prateria) 6.Il Bottaio (la memoria del paese delle croci) 7.Butch Patterson (lo sceriffo) 8.Todd, Red e Sonny Buscaglia (i tagliagole) 9.Trixie Monroe (la ballerina di Can-can) 10.Morgan Monsanto (il cattivo padrone) 11.Dalidà Blueberry (la signora del West) 12.Outro





RECENSIONE
"Western Monamour – The West Way [Of Life]", 2014, La Valvola
Recensione by Leonardo Sanzò

   Western Mon Amour è un disco del duo laziale I Taki Maki. Dopo Magneto (2012) e due Ep ecco che Mimmi e strAw si ripresentano al pubblico con questo nuovo lavoro.
   Qui ci raccontano un mondo a noi lontano, con una minuzia e una cura per i dettagli che ascoltandolo ti ritrovi immerso davvero nel West, al bancone di un saloon a bere whiskey, e a vedere da lì la vita del paese che scorre, che vive, con i suoi personaggi, i suoi ritmi, i suoi suoni. Come una Spoon River morriconiana, come dei Calibro 35 con le parole, ecco che davanti a te si srotolano le vite dei dodici personaggi di questa storia, con i loro peccati, i loro amori, le loro pistole. E come un filo della memoria lungo centinaia di anni, ecco che l'ascolto mi riporta ai giorni nostri, con lo sceriffo che pensa ai propri comodi senza mai schierarsi, alla ballerina di Can-Can e i suoi baci che valgono più di un pugno di dollari, citazione annessa, i tre fratelli Buscaglia che pagano con la vita le loro malefatte, e la traccia 6 che ricorda irrequivocabilmente la collina di De Andrè.
   Musicalmente i due ragazzi sanno il fatto loro, arrangiamenti semplici, scarni ma mai banali, chitarre riverberate come nella miglior tradizione di film spaghetti western che vanno di pari passo con una traccia percussiva incalzante, poche note di glockenspiel e due voci complementari che si inseguono, si scambiano, si corrompono. Ottima scrittura in italiano, come per fare per una volta nostri gli eroi, i cattivi, e tutti gli altri personaggi tipicamente e storicamente americani. Bellissimo anche il progetto grafico curato dagli stessi i Taki Maki e con le illustrazioni di Massimo Meregalli.
   Cadete anche voi nel burrone temporale che è Western Mon Amour (prodotto da La Valvola), dal quale tornerete alla vostra vita, alle vostre comodità, ai vostri eroi, ai vostri peccati, inesorabilmente cambiati.

Voto 7.5/10



Articolo ad opera di Giusy Elle




42. I-TAKI MAKI: il duo che guarda al passato



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   Molti di voi ricorderanno l'intervista realizzata alla fotografa musicale toscana Monelle Chiti (qui) e che lei e' anche titolare e fondatrice di un'agenzia promozionale, ovvero Cococi Ufficio Stampa. Ebbene, nel suo roster non ci troviamo solo il duo elettrico chitarra-batteria SAKEE SED (già qui analizzato) ma anche il duo I-TAKI MAKI da Alatri, Frosinone. E' con loro oggi che parleremo di musica, cinema, e ovviamente di duo. E che vi presenteremo il loro ultimo album "Western Monamour – The West Way [Of Life]" attraverso la sua recensione ad opera di Leonardo Sanzò, recensore dello staff EDP di recente formazione (qui). 
   Ancora un nome giapponese per la band di quest'oggi! Dopo la retrospettiva sul duo di improvvisazione radicale, gli ONGAKU2 da Cagliari (qui), torniamo ora nel continente con questo duo laziale. In arte strAw e Mimmi, all'anagrafe Luca e Maria ('76 e '82), questa coppia nella vita fonda il duo ad inizio 2012 poco dopo la decisione di Mimmi di imparare a suonare la batteria. Una line up ovvia vista la predilezione di strAw per la formazione power duo! (LALEGGEDELLEFRAGOLE 2007-09, con Luciah alla batteria; LA BASTILLE 2009-11, con il batterista GerryWill ed infine il duo chitarra acustica/batteria e percussioni IL FANTASTICO MONDO DI CONCHITA MARTINEZ 2010-11, in compagnia di Antrè. Qui li ascolti). Avendo in casa un chitarrista veterano, quindi, i suoi esercizi si arricchiscono da subito della componente melodica e da queste prove nasce il materiale che da lì in breve diventerà il loro primo album, "Magneto" (2012), targato, come tutti quelli a seguire, “La Valvola”, l’etichetta fondata da strAw qualche anno addietro; è nato il duo, ne segue il nome, "Una cascata di Maki", il piatto tipico giapponese di cui entrambi vanno ghiotti. L'articolo è per loro tanto importante quanto il trattino, in quanto "Tutte le grandi band hanno un articolo" (cit. dal Film “The Committements"), poi suona bene, è formato da due parole (ad evocazione dei componenti della band) ed infine è essenziale e diretto, come la musica che piace a loro. Ho sempre sostenuto che il nome di una band può essere un'importante chiave di lettura, immediata, della band stessa! Genere? Un'alternative rock con forti influenze post punk e garage che esprimono con i loro due strumenti ma anche con qualche abbellimento sonoro originato dal glockenspiel o dal chimes, dal cembalo o la diamonica, dall'ukulele o l'organo, alcuni usati nei live, altri come sola sovraincisione in studio… assolutamente non predominanti però, soltanto dei piacevoli ornamenti sonori, sapientemente dosati nel rispetto della scelta minimale della band. Cantano entrambi -in italiano- la bella voce, Mimmi, l'aveva già... Spesso paragonati agli americani The White Stripes, per ovvia affinità di composizione del duo, vengono anche accostati, nel panorama musicale dei duo italiani, all'indie rock dei Lombroso di Milano e al cantautorato toscano del duo Asino, riconoscendo comunque la propensione personale ad un genere di ampio respiro che loro definiscono, in senso vario, altrock.
   In soli due anni e mezzo di attività I-Taki Maki inanellano una serie impressionante di live, passaggi e partecipazioni radio, interviste, importanti segnalazioni a concorsi (vengono anche chiamati da Deejay Tv per un “acoustic live” in Via Massena nel programma televisivo Occupy Deejay) oltre a comparire in interessanti compilation. Sarà l'entusiasmo della neofita Mimmi, che gode subito del piacere di realizzare musica, a renderla così attiva nel fronte della promozione e della ricerca dei live? Frutto dell'impegno costante a ritagliare la giusta fetta di tempo alla loro musica, tra un impegno di lavoro e l’altro, nel loro caso nel sociale (Maria ha una duplice laurea, in Sociologia e in Servizio Sociale mentre anche Luca frequenta studi come Social Worker).
   E non mancano certo le registrazioni! Dopo il cd d'esordio seguono a ruota gli Ep “Riciclaggio di Canzoni Sporche” (frutto della rilettura, con nuovi arrangiamenti, di una selezione di pezzi contenuti nell'opera prima “Magneto”, come suggerisce il titolo) e “Tank-Man”, positivamente recensito da varie riviste nazionali e web. E' infine del 2014 l'opera lunga "Western Monamour – The West Way [Of Life]”. Come per l'Ep precedente, un concept album, questa volta ambientato nel mondo dell'antico West. Come in un film di Sergio Leone si succedono dei "fotogrammi sonori" a dipingere scene e personaggi le cui storie intrecciandosi vanno a costruire la trama del disco intero, per raccontare, con un’ambientazione Western, le difficoltà, le ingiustizie, la corruzione, i tradimenti che tutti noi viviamo quotidianamente. Qui la recensione EDP e a seguire l'intervista coi due.

VIDEO
"Garrincho Monamour Steeldust" (da Western Monamour) di Viola Pantano
“Morgan Monsanto” (da Western Monamour)
Teaser di "Western Monamour" ad opera di Mattia Galione
"Western Mon Amour" Full Album



INTERVISTA
1.Ciao Mimmi e strAw, benvenuti negli spazi EDP. Del vostro nome sappiamo già tutto. Per iniziare a conoscerci diteci invece quali sono stati gli ascolti che vi hanno accompagnato fino a qui e quali quelli attuali. Da chi vi sentite maggiormente influenzati?
Mimmi- Odiamo qualsiasi forma di idolatria quindi gli artisti che ci influenzano ed a cui ci ispiriamo sono per noi degli esempi di vita, non dei miti. Come risulta evidente dai nostri lavori, fonte di ispirazione sono ovviamente musicisti e grandi band ma anche registi, autori e scrittori.
strAw- Da un punto di vista musicale, ascoltiamo tante cose, impossibili da elencare… volendo essere sintetici e quindi non esaustivi, ci appassiona, il rock degli anni ‘60/’70, le forme primitive del blues come il delta blues, la psichedelia, il garage, il punk e il post-punk, ma anche alcune produzioni della musica pop e non tralasciamo un tipo di cantautorato italiano e ovviamente tutte le varie contaminazioni che derivano da questi generi musicali; ci ispiriamo, poi, ai grandi autori della letteratura, dell’animazione e del cinema, italiani e stranieri.

2.Mimmi, conosco molti musicisti che hanno imparato a suonare uno strumento in tarda età, me per prima, e so che le difficoltà possono essere maggiori che non da ragazzi: com'è stato per te imparare a suonare la batteria da adulta? Conoscevi già un po' di musica? Sapevi già cantare, mi pare...
M- Indubbiamente quello che si riesce ad apprendere da bambini è un tesoro prezioso… da grandi si fa di certo più fatica, per ovvie influenze di fattori biologici ma soprattutto, io credo, per via della difficoltà a conciliare i mille impegni e di riservare alla musica il giusto spazio… sono felice di aver impegnato tanta energia e dedizione ad apprendere e migliorare sempre di più la capacità di suonare e di cantare perché la musica ripaga come niente altro! Ora mi sto dedicando anche al pianoforte che, come prevedevo, mi sta dando grossissime soddisfazioni… tanto che per la prima volta ho preso a scrivere e a comporre anche io con strAw, mentre fino ad ora mi ero sempre occupata solo dell’arrangiamento delle parti di drumming.

3.Voi siete dei compagni di vita, e questa è una domanda che pongo di solito in tale caso: già il duo è una forma intima per una band, com'è per voi, che siete anche una coppia, condividere questa totalizzante passione in comune? Quali i pro e quali i contro?
M- Siamo convinti che sia un punto di forza, una caratteristica che ci rende più forti sul palco, dove traspare la complicità tra noi. Oltre questo, un secondo vantaggio è sicuramente il fatto di condividere a 360 gradi le proprie passioni e investire energie e tempo nella medesima direzione (abbiamo visto tanti bravi musicisti alle prese con la dura scelta tra le prove in saletta e la cena romantica con la ragazza/o). Certo non sempre tutto fila liscio… i malumori e le incomprensioni a volte, complice la stanchezza, rischiano di appesantire la situazione, ma basta risollevare il morale tenendo sempre a mente quali sono le vere priorità: la musica e l’amore, il rispetto reciproco e quello per il nostro progetto.

4.Tu strAw hai suonato in altri duo chitarra-batteria prima de I-Taki Maki: LALEGGEDFELLEFRAGOLE (a proposito, è da lì il tuo nick strAw?), LA BASTILLE, IL FANTASTICO MONDO DI CONCHITA MARTINEZ. Da dove tutta questa predilezione per la formula power duo?
S- Sì, dopo una serie di band più numerose, ho avuto altri progetti power duo batteria-chitarra e da diversi anni mantengo questa formula. La scelta è stata dettata dalla praticità… è già difficile mettersi d’accordo in due,
figuriamoci in 3/4/5 persone; ora che suono con Mimmi alla questione pratica si aggiunge, chiamiamola così, una spinta naturale a non voler altri tra e con noi… Quello che fa la differenza ne I-TM è sostanzialmente il rapporto che ho con lei, con la quale sono legato a doppio filo, dalla musica e a livello sentimentale. Ritengo che questo sia il mio progetto migliore, in cui mi sento più sicuro, più maturo, grazie alle esperienze che ho avuto in precedenza, e più determinato perché ora riesco a concepire tutto quello che ho in testa grazie soprattutto al supporto di Mimmi. Stiamo così bene che non abbiamo mai pensato di trovare un terzo o addirittura un quarto elemento… chissà forse un giorno avremo voglia di suonare con un’intera orchestra con tanto di coristi :D

5. Il tuo nickname strAw deriva dal tuo periodo con il duo Laleggedellefragole?
strAw è infatti l’abbreviazione di strawberry (fragola in inglese)… ho iniziato ad usarlo nel 2004 ma la gestazione è lunga, arrivando fino al 2007… questi 4 anni sono stati un periodo particolare, denso di cambiamenti… il primo input è stata la canzone di Siouxie & the Banshees “Christine”, il cui ritornello dice “strawberry girl banana split lady”… non so perché, ma decisi di usare lo pseudonimo strawberry (la A maiuscola è per rafforzare la mia identità politica, lascio a te capire quale); poi il viaggio a Berlino, città che mi ha dato sensazioni mai provate altrove… mentre passeggiavo vidi una locandina del famoso manga “Ichigo 100%” e fui così attratto e colpito in quel magico contesto che decisi che strawberry sarebbe stato sempre il mio pseudonimo. In seguito registrai un ep come strAwberrylaw, il mio primissimo demo solista, (voce chitarra una drum machine)… poco dopo, quando fondai il primo duo, strAwberrylaw diventò laleggedellefragole.
Ora è solo strAw (che significa paglia) e tutto torna perché da circa un anno sono un fan di Luffy Cappello di Paglia (anche il manga torna).

6.Quali i power duo chitarra-batteria con cui avete condiviso i palchi?
M- Abbiamo avuto il piacere di conoscere gli Orange 8 (he-she duo di chitarre ma anche basso e batteria, qui un bel video -N.d.a.) in occasione di una semifinale Arezzo Wave, e con loro abbiamo condiviso il palco del Cafè Latino di Roma; con i Rubbish Factory invece, abbiamo suonato sul palco del Contestaccio, in occasione dello Speciale Sziget Martelive. Entrambe delle splendide serate che ricordiamo con piacere.

7.Nella vostra produzione discografica attingete spesso al mondo cinematografico, con vari riferimenti: da dove l'interesse per il cinema in generale e per lo Spaghetti Western in particolare?
S- Il cinema, così come la letteratura, è uno strumento ineguagliabile per viaggiare con la fantasia, con cui il nostro immaginario si arricchisce di esperienze e conoscenze, sin da quando siamo bambini… esattamente come la musica, che riteniamo un’arte affine e complementare rispetto alle altre due, da cui attingiamo emozioni e prendiamo ispirazione. Lo Spaghetti Western è una grossa fetta di cultura cinematografica italiana, è un genere che ci rappresenta fortemente e di cui noi siamo appassionati… ci è sembrato un ottimo contesto in cui ambientare le storie attualissime di corruzione, violenza, amore e morte, creando questa trasposizione di personaggi che incontriamo nella società in cui viviamo, in un’ambientazione arida e lontana, nel tempo e nello spazio.

8.Vi piacerebbe scrivere la colonna sonora di un film, e caso mai di quale genere?
M- Beh, sarebbe meraviglioso! Dando per scontato il genere Spaghetti Western, per il quale ci saremmo divertiti molto a musicare le scene, un sogno sarebbe stato scrivere la colonna sonora di uno dei capolavori de la Nouvelle Vague, che però è una corrente notoriamente radicata in un contesto storico e temporale ormai lontano, quello degli anni ’50. C’è un regista, tuttavia, che si lega ad entrambi questi generi, con due film “omaggio”: Quentin Tarantino, con Four Rooms (omaggio alla Nouvelle Vague) e Django Unchined (omaggio al Django di Corbucci del ‘66)… gli facciamo una telefonata per chiedergli di chiamarci a musicare il suo prossimo film? Come no!

9.Dove vi ispirate per i personaggi che dipingete nelle vostre canzoni? Nell'ultimo concept album, "Western Monamour", c'è tutta una serie di episodi dove presentate personaggi ben definiti, come cammei, in una sequenza di fotogrammi...
S- Nell’ultimo lavoro, più ancora che nei precedenti, c’è una rappresentazione “cinematografica” dei personaggi, ognuno dei quali rispetta dei canoni e la cui storia nasce e si sviluppa rispettando gli stereotipi tipici dello Spaghetti Western. Mentre a partire da Magneto e fino a Tank-Man, quindi, le canzoni narravano di personaggi realistici o immaginari, in lotta contro il male e comunque immersi nei temi fondamentali dell’amore, della rivoluzione e della libertà, con Western Monamour i protagonisti nascono da un immaginaria sceneggiatura Spaghetti Western.

10.In gran parte della vostra produzione musicale mettete a confronto bene e male, dipingete eroi a simboleggiare quelli del quotidiano: quali sono?
M- Gli eroi del nostro tempo faticano a sopravvivere, è vero… tuttavia, alcuni sono così forti nello spirito e nelle idee, che non muoiono mai. Ci sono diversi artisti che riteniamo eroici, perché con la loro vita e la loro arte comunicano messaggi che condividiamo e che salverebbero il mondo, come Jannacci, De Andrè, Bergman, Miyazaki e tanti altri che è impossibile nominare. Su tutti ci sono tre grandi uomini a cui ci sentiamo fortemente legati ed a cui abbiamo dedicato i nostri lavori: Pier Paolo Pasolini (Magneto), Lo Sconosciuto di Piazza Tienanmen (Tank-Man) e Melchiade Coletti (Western Monamour – The West Way [Of life]).

11.E spesso compaiono due personaggi principali, un lui e una lei: vi immedesimate un po' nei personaggi che create?
M- L’ultimo disco è sicuramente quello in cui le nostre caratteristiche personali, caratteriali e fisiche, emergono maggiormente, confluendo nei due protagonisti, Garrincho Monamour Steeldust e Penélope Keller che hanno le nostre sembianze, grazie al bravissimo illustratore Massimiliano Meregalli che si è occupato di raffigurare tutti i personaggi di Western Monamour. Ma sono simili a noi anche caratterialmente, come se le loro scelte fossero le nostre, fossero quelle che avremmo fatto noi al loro posto. Ma ovviamente tutti i nostri personaggi, dell’ultimo come del primo disco, hanno qualcosa di noi, qualcosa che ci rappresenta, dicono
 qualcosa per nostro conto o vivono esperienze che abbiamo fatto o vorremmo fare. Il bello della musica, crediamo, sia proprio questo, la capacità di oltrepassare il confine della realtà per vivere realisticamente i propri sogni.

12.Vi ho presentati come "il duo che guarda al passato" per via della vostra attenzione e predilezione per i vecchi film, i tributi ai grandi musicisti di qualche decennio fa, gli eroi dei fumetti di quand'eravamo piccoli... cosa c'è di vero nella mia affermazione?
S- Beh possiamo dire che in sostanza siamo dannatamente dei nostalgici, ogni tassello ci serve per rimarcare tutto quello che siamo e quello che abbiamo imparato come fosse una sequenza progressiva della nostra vita e non vogliamo staccarci da essa, perché ci fa sentire bene, ci fa sentire vivi, come guardare una foto di quando eravamo piccoli e magicamente ripercorrere tutta la nostra vita a ritroso per vedere chi siamo e cosa siamo diventati.

13.Raccontateci qualcosa dei vostri ultimi video.
M- Garrincho Monamour Steeldust, è il primo singolo estratto dall’ultimo disco: girato da Viola Pantano, nostra consolidata collaboratrice, il video narra, attraverso un'alternanza di immagini di immediato impatto, la storia del misterioso pistolero mezzosangue, uno dei protagonisti del Concept Album “Western Monamour – The West Way [Of Life]”. La scelta stilistica del bianco e nero e la presenza di alcuni richiami stereotipati, tipicamente "spaghetti western", vogliono rinforzare la già significativa capacità narrativa della canzone, in cui ritroviamo la storia di un coraggioso uomo del West, a simboleggiare gli eroi che quotidianamente, nella nostra società, lottano contro i "cattivi".
L’orrore della Globalizzazione è il singolo estratto dall’EP Tank-Man: girato da Viola Pantano in collaborazione con Mattia Galione e Massimiliano Meregalli, il video sfrutta immagini simboliche per una rappresentazione concettuale dei contenuti testuali della canzone e in un crescendo che segue le dinamiche della parte strumentale. Due individui antagonisti, un uomo e una donna in disputa, in un mondo globalizzato in cui regna la competizione ma nessun essere umano può vincere sul predominio dell’economia sull’uomo e sulla natura, se non giocando la partita con carte diverse.
S- Ci sono, poi, sul nostro canale You Tube, una serie di video live, alcuni autoprodotti, altri in stile buskers che riteniamo abbiano una grande capacità di rappresentare il nostro lato più intimo, senza palchi, senza barriere, senza amplificazione, per far sentire accanto a noi chi lo guarda.

14.La scelta stilistica di cantare in italiano da cosa è dettata? Vostra predilezione per la sonorità della lingua, ascolti predominanti della produzione musicale italiana, chiarezza di messaggio per il pubblico nazionale?
M- Tutte le nostre scelte sono dettate dall’istinto del momento, compresa quella di scrivere in italiano. Finora i messaggi e le sonorità sono “nate” spontaneamente in italiano. Tuttavia siamo consapevoli del fatto che tutto ciò che nasce dal nostro estro è abbastanza indipendente dalla nostra volontà razionale, vive, per così dire, di vita propria. Chissà, quindi, quali istinti andremo ad assecondare in futuro… la sperimentazione non può subire l’imposizione di confini ragionati, lungi da noi, quindi, imporci dei paletti.

15.Vi siete dati molto da fare in questi pochissimi anni dalla vostra fondazione nel campo della promozione, del booking, del recording... Come gestite il tutto, concerti compresi, con il lavoro e lo studio?
M- Ci vuole molto molto impegno, una dedizione completa, una vocazione alla causa… partendo dal presupposto che la musica per noi non è una cosa a cui dedicarsi nel tempo libero ma una professione, proprio come i nostri altri impegni professionali (anzi, direi superiore), non si tratta di trovare del tempo da dedicate alla band ma di saper conciliare tutti gli impegni che abbiamo. Il nostro duo è la nostra vita, oramai! Non c’è differenza tra Maria, Luca, Mimmi, strAw, I-Taki Maki… siamo un’entità unica… è tutto il resto che fatica a trovare spazio! purtroppo non ci possiamo permettere di fare un solo mestiere, come tutti i giovani che oggi si difendono dalle difficoltà di appartenere alla nostra generazione… la fortuna è che, più o meno, i nostri lavori ci piacciono tutti… la nostra massima aspirazione, resta, comunque, quella di poter fare musica per tutta la vita.

16.Fino adesso avete autoprodotto e autopromosso tutti i vostri album ed Ep; per “Western Monamour – The West Way [Of Life]”, specificamente per l’uscita del primo singolo e video, avete invece deciso di appoggiarvi ad un'agenzia promozionale, la Cococi di Monelle Chiti. A cosa è dovuto questo cambio di rotta?
M- Sono approdati alla Cococi, prima di noi, alcuni amici e colleghi militanti nella band “7 Training Days”, grazie ai commenti positivi dei quali ci siamo incuriositi rispetto all’agenzia di Monelle Chiti. Il tempo occorso per conoscerci è stato davvero breve, abbiamo iniziato subito la collaborazione, che dobbiamo dire è stata ed è tuttora molto fruttuosa… la tua conoscenza, Giusy, e del mondo EDP, per esempio, è una diretta derivazione del lavoro di Monelle, che cogliamo l’occasione di ringraziare anche qui, nello spazio che gentilmente ci concedi. Abbiamo iniziato, inoltre, un cammino di sperimentazione con Valentina Genna, che per la stessa Cococi si occupa di Booking. Due brave professioniste per un’ottima agenzia.

17.Essendo così prolifici mi chiedo, anche se l'ultimo album è uscito da non molto, avete già nuovi brani all'attivo? Un'idea per la prossima pubblicazione? Altro concept album? Quali in generale i vostri prossimi passi?
S- Siamo ancora molto presi da Western Monamour, a cui abbiamo dedicato tante energie e passione… ce lo vorremmo godere ancora un po’ prima di tornare definitivamente a comporre. Certo, iniziamo a pensare già a progetti futuri… Ci sono da qualche tempo delle spore ispiratrici nell’aria che non ci sentiamo di ignorare del tutto, tuttavia, questa volta vorremmo prenderci tutto il tempo per assaporare il presente, prima di tuffarci in quello che sarà domani e che sta già germogliando. Intanto cerchiamo di fare più live possibile, per far conoscere il nostro progetto e per comunicare con un pubblico sempre più numeroso.

18.Grazie di tutto, della vostra presenza qui all'EDP e della disponibilità dimostrata nel gestire quest'incontro virtuale. Vi auguro una lunga e soddisfacente carriera mentre lascio a voi concludere con parole vostre...
Mimmi&strAw- Grazie a te e allo staff EDP, per la splendida realtà che hai creato e che state facendo crescere così in fretta. Grazie dell’augurio (non chiediamo di meglio) e della dedizione, palese e fortissima, con cui conduci la macchina… c’è tanto bisogno di gente che vive di musica! Quanto a noi, ci rivolgiamo ai lettori… cercateci sui vari portali e social network e venite ai nostri concerti se capitiamo dalle vostre parti. C’mon!



DISCOGRAFIA
MAGNETO 2012 CD, La Valvola

1.Snooz 2.La rapina 3.Shotaro 4.La Scatola di Julien e Sophie 5.L’imprevedibile bomba-H 6.Amy Winehouse 7.Qualcosa è cambiato 8.Shambalababa



Qui lo ascolti:

CASELLI/BATTISTI 2013, Tributo Cd 3 pollici, La Valvola

1.Nessuno mi può giudicare 2.L'aquila





Qui lo ascolti:

RICICLAGGIO DI CANZONI SPORCHE 2013 Ep, La Valvola

1.La scatola di Julien e Sophie 2.La Rapina 3.Qualcosa è cambiato 4.Snooz



Qui lo ascolti:


TANK-MAN 2013 Ep, La Valvola

1.Bucuresti Gara de Nord 2.Senza far rumore 3.Lo sconosciuto di Piazza Tienanmen 4.L'orrore della globalizzazione 5.La luce dell'abat-jour





WESTERN MONAMOUR – THE WEST WAY [OF LIFE] 2014 Cd, La Valvola,

1.Intro 2.Luis El Misionero La Boca (il cacciatore di taglie) 3.John Steeldust (il venditore di armi) 4.Garrincho Monamour Steeldust (il pistolero mezzosangue) 5.Penèlope Keller (la cowgirl della prateria) 6.Il Bottaio (la memoria del paese delle croci) 7.Butch Patterson (lo sceriffo) 8.Todd, Red e Sonny Buscaglia (i tagliagole) 9.Trixie Monroe (la ballerina di Can-can) 10.Morgan Monsanto (il cattivo padrone) 11.Dalidà Blueberry (la signora del West) 12.Outro




Articolo ed intervista ad opera di Giusy Elle



venerdì 14 novembre 2014

41. SI PARLA DELL'EDP 2: Guitar Club e Marcello Zinno





INTRO
   L'EDP è una realtà che si sta facendo conoscere sempre più e molte persone, anche addetti ai lavori, si affacciano con curiosità alla nostra Community. Siamo perfino stati nominati su Guitar Club, famosa rivista per chitarristi, in questo mese di Novembre 2014! L'occasione un articolo in generale, sul fenomeno dei duo, a firma Marcello Zinno. Marcello è un personaggio poliedrico molto addentro nel mondo della musica e del web, e con un'attenzione particolare per quello che lui definisce proprio "fenomeno duo". Già a suo tempo ci aveva nominati nel corso di un intervento sul programma radiofonico "Tutti i Topi Vogliono Ballare" e per l'occasione avevamo già realizzato un primo post (qui). Nel corso di questi ultimi mesi è nato un piacevole scambio di mail tra Marcello e la sottoscritta, dove parliamo di musica in generale ma molto più di duo, i cui nomi ci scambiamo ripetutamente per reciproca conoscenza; ritengo pertanto Marcello uno dei migliori tra i miei attuali scouter di duo, persone grazie al cui disinteressato impegno e spontaneo coinvolgimento la nostra community può crescere con dei nuovi iscritti. Per tutto questo lo ringrazio di cuore, qui pubblicamente.
   Per l'occasione di questo evento speciale, la nostra nomina in una rivista di tiratura nazionale come lo è Guitar Club, colgo l'occasione per delineare meglio la figura di Zinno descrivendo le sue attività e ponendogli alcune domande sui duo nel corso di un'intervista a tema. Molto interessante il punto di vista esterno sull'argomento, di un addetto ai lavori ...




BIOGRAFIA
   Marcello Zinno, milanese di classe '81, non è arrivato in rete con il suo interesse musicale per caso, ma secondo un iter ben definito. Laureato in Economia Aziendale, con successivo Master Universitario in Marketing dell'Informazione, lavora nel campo del web marketing e del marketing associativo. Grande appassionato di musica, in rete unisce queste due specifiche collaborando con varie realtà web fino a creare la propria, assoldata webzine. La sua esperienza come giornalista musicale inizia in rete nel 2005 quando collabora per varie realtà web (KineticMetal.com, Verorock.it, Metallus.it, Rockaction.it, Rockline.it) con specifiche tra le più varie, dal recensore (di album storici quanto di origine underground, con particolare attenzione per i generi musicali non mainstream: avant-garde, math-core, prog, doom...), al redattore di articoli inerenti le news o gli approfondimenti, dall'intervistatore fino ai reportage di concerti (tanto redazionali che fotografici). Ha lavorato poi nel settore discografico come Marketing Director (responsabile promozioni, eventi/comunicazioni e gestione contatti con band, per Street Symphonies Records, etichetta discografica specializzata nei generi Hair Metal/Glam e AOR) nonché partecipato come relatore per due anni di seguito al convegno organizzato da Audioccop/MEI in occasione del loro evento annuale, dedicato alle nuove realtà web più interessanti a livello musicale. Per quanto riguarda lo streaming ha partecipato come ospite fisso per l'edizione 2012/2013 nel programma radiofonico "Tutti i Topi Vogliono Ballare" portando una testimonianza sul mondo della musica suddivisa per generi. Il passo più importante avviene però nel 2011 anno in cui Marcello abbandona queste attività in rete per concentrarsi su un'unica collaborazione di prestigio con la ben nota rivista cartacea nazionale per chitarristi Guitar Club. Avvia qui una serie di articoli, con cadenza mensile, dedicata all'approfondimento di temi specifici musicali; è in questo ambito che il mese di Novembre 2014 vede un articolo a sua firma dedicato alla realtà dei power-duo. E' da parecchi anni quindi che gli articoli di Zinno compaiono sulla blasonata rivista chitarristica!
   Infine è dello stesso anno l'avviamento di RockGarage www.rockgarage.it, la webzine di cui Marcello è fondatore, webmaster nonché Direttore Responsabile, con all'attivo uno staff di ben 20 collaboratori. Il punto di forza della rivista sono indubbiamente le recensioni (nei primi due anni ne sono state pubblicate oltre 1.500 mentre ora compaiono tutto l'anno con una media di due al giorno) ma RockGarage è molto di più, arrivando a ricoprire il ruolo di Community dedicata al rock in tutte le sue sfumature.
   Ora che abbiamo descritto la persona di Marcello Zinno e dimostrato la sua competenza nel campo musicale, andiamo volentieri e con curiosità a sentire cosa ha da dirci a proposito delle nostre amate 2-piece, e in generale dell'attuale realtà underground italiana, del music business e altro ancora... buona lettura a tutti...


INTERVISTA
1. Carissimo Marcello, dopo tutto questo parlar di musica in privato è un piacere presentarti pubblicamente all'EDP e ai suoi lettori. Iniziamo chiedendoti quando e come ti approcci alla musica e come arrivi a coltivare un interesse così grande e totalitario.
Ciao a tutti. Può sembrare strano ma mi sono avvicinato alla musica molto tardi. Ho vissuto gran parte della mia adolescenza ascoltando dance e rap (e non ne vado fiero) ma, come accade a molte persone, una serie di episodi mi hanno fatto scoprire il rock e l’heavy metal e dal quel momento ho cercato di approfondirlo il più possibile, in tutti i sottogeneri e di tutti i Paesi. Ero in una fase abbastanza delicata della mia vita e non ti nascondo che in alcuni momenti la musica mi ha letteralmente salvato. Ho iniziato ascoltando e consumando tantissima musica, poi ho iniziato a suonare il basso e messo su un paio di band. Un giorno un amico mi disse: “Caspita ma tu dovresti scrivere di musica, ci hai mai pensato?” In effetti non ci avevo mai pensato. Dopo qualche mese incontro un ex redattore della rivista FLASH che aveva creato una propria webzine (i casi della vita!!) e di lì è iniziato il mio cammino nel mondo del giornalismo musicale.

2. Avendo un'ampia cultura musicale a livello internazionale, come inserisci in questo quadro la realtà underground italiana?
C’è questa diffusa consapevolezza che quando si parla di rock e metal è necessario guardare solo all’Inghilterra, agli States, alla Germania e a pochi altri Paesi. Io non sono d’accordo e questo è tanto più vero quanto più si osserva la scena emergente. "Underground" è un termine a mio parere che non esiste più. La vecchia scena underground si è oggi frazionata in due. Cerco di spiegarmi meglio. In Italia esiste un livello sicuramente mainstream contaminato (purtroppo) dal nostro music business strettamente connesso al pop; esiste un livello diciamo “basso”, quello completamente dedito all’autoproduzione e che stenta a farsi conoscere. Con RockGarage riceviamo centinaia di e-mail direttamente dalle band che ci chiedono una recensione e noi siamo ben disposti a supportare queste giovani realtà. La vera caratteristica però del nostro “mercato musicale” è la foltissima fascia di mezzo, le band autoprodotte o supportate da etichette indipendenti, che da anni hanno creato un seguito importante: Management Del Dolore Post Operatorio, Calibro 35, ZU, ...A Toys Orchestra, The Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti, ma anche The Clamps, Rhyme, Vintage Violence, Ufomammut, Elvenking, Trick Or Treat e potrei continuare per molto. Non si tratta di band da classifica ma ti assicuro che in molti casi sono formazioni che fanno mangiare la polvere a nomi internazionali di peso!

3. Approfittando della tua vasta competenza nel settore, ti chiedo quali sono secondo te le tendenze di maggior rilievo al momento e come si sta muovendo il music business in questi "anni difficili"?
Il music business si sta muovendo in direzioni molto diverse e questo non può che essere un bene. Secondo la mia opinione il futuro è proprio su quella fascia di band di mezzo, quelle che coltivano il loro seguito, che fanno conoscere la propria musica in tutti i modi possibili. Sia chiaro, non è una questione di promozione forsennata! Non è l'essere presente su 6 social network diversi a garantirti migliaia di fan! Prima di tutto sono le idee e la tua interpretazione musicale, subito dopo viene il “come” ti fai conoscere. D'altro canto i musicisti che si definiscono “artisti” e che pretendono di avere un pubblico vasto senza fare azioni di promozione, senza puntare sugli strumenti innovativi come internet, senza farsi conoscere in modi diversi, rimarranno sempre nella propria stanzetta a comporre musica per i propri familiari. Conosco band che fanno i salti mortali per suonare nei posti più impensati, band giovani che realizzano più di 100 date l’anno, alcune addirittura senza un booking alle spalle. Sono sicuro che molto spesso ci rimettono dei soldi ma quello non vuol dire “perdere” bensì “investire”. Avranno più fan, magari ad un concerto venderanno qualche CD o qualche maglietta e poi ci sarà il passaparola, le varie condivisioni su internet. Non dimentichiamo che i primi sold-out degli Arctic Monkeys sono giunti senza che loro avessero pubblicato nemmeno un album! Queste sono le realtà che avranno un enorme futuro! Quando una band si lamenta perché non ci sono locali che permettono una paga adeguata io rispondo: “Mettiti in macchina e parti! Chi ti ha detto che la musica è soldi e ricchezza? La musica è sacrificio e sudore”. O almeno questo è il rock. Se poi vuoi essere una cover band a vita allora è un altro discorso.

4. Tanto per lavoro che per passione operi quotidianamente con le nuove realtà in rete: social network, webzine, web marketing... Come vedi lo sviluppo di queste nuove realtà promozionali? Quali i suoi punti di forza e quali i deboli rispetto al vecchio modo "cartaceo" di parlar di musica?
Il marketing e il web sono due indiscusse armi al servizio della musica. Personalmente non appoggio la pirateria e la diffusione di musica gratuita su internet, la musica è arte e come tale va valorizzata, non depauperata. Però la rete, tramite una serie di strumenti (anche molti ancora da creare) non può far altro che permettere ad una band di farsi conoscere. Quindi tutti i mezzi e gli operatori economici che permettono ad una band di farsi conoscere e di promuovere la propria musica sono anelli chiave della catena. Allora dov’è il problema? È che attualmente ci sono tantissimi operatori di questo tipo (webzine, agenzie di promozione, booking, promoter…) che lavorano in modo molto poco professionale. Non è la numerosità dell’offerta un problema, quello anzi è un vantaggio! È grave quando si incontrano persone che non conoscono il loro mestiere, che vivono la musica come un semplice passa tempo e fanno solo danni. Sai quante band mi chiedono: “Marcello, conosci per caso un booking serio a cui affidarci?! Noi abbiamo avuto solo enormi fregature!”…me l’hanno detto tantissime volte! Io mi batto affinché le webzine siano dei canali per fare INFORMAZIONE MUSICALE, ovvero giudizio e conoscenza su band, generi e artisti attraverso un occhio assolutamente neutrale. Molti operatori (booking in primis) pretendono che le webzine siano il loro canale di promozione dei concerti! Questo per me è inaccettabile!!! Ho chiuso le porte a collaborazioni con booking davvero grossi (Live Nation è uno dei primi) in quanto questi confondono “informazione musicale” con “promozione musicale”. Sono due mestieri diversi! Il giornalista offre l’informazione, l’agente la promuove vendendotela come la migliore cosa che tu possa conoscere. Non è la stessa cosa! Con le dovute proporzioni questo avviene anche sull’informazione generalista e, secondo me, è uno dei principali problemi del nostro Paese.

5. Dal tuo punto di vista professionale, qual è l'iter più vincente per una band al fine di emergere in questo "mare magnum" musicale che si è riversato in rete?
Come dicevo prima bisogna partire dalle idee. Questo era importante in passato ma ancora di più oggi. Esistono miliardi di band per centinaia di generi musicali. Perché dei ragazzi dovrebbero mettere su una band?! Perché hanno qualcosa da dire che meriti di essere ascoltata. Cloni del passato sono inutili, cover band altrettanto. La chiave è nell’innovazione, nel proporre qualcosa di nuovo. Sorrido spesso leggendo i comunicati stampa e le biografie delle band quando presentano un nuovo album: sono citati almeno 7-8 generi musicali diversi, come se questo fosse il modo per dimostrare che quei musicisti hanno una mentalità aperta e una marcia in più. Al mio primo concerto di Danko Jones, dopo un paio di pezzi, ricordo che lui si fermò e disse: “Ci sono band che presentano il loro genere come alternative-prog-experimental-doom….noi suoniamo fottuto rock’n’roll!”. Secondo me si può proporre ottima musica puntando su un unico genere musicale, non è questione di etichette ma di cosa una band sia in grado di dire!

6. Come è nato il tuo interesse per i duo in generale e qual è la tua concezione di power-duo? Come vedi lo sviluppo del fenomeno?
Quello dei duo è un’altra tendenza emergente. Esistono da decenni ma per una serie di fattori il fenomeno sta esplodendo in questa epoca. Principalmente credo sia stata la tecnologia che ha permesso alle formazioni di concentrarsi su due unici membri: in passato due musicisti sarebbero stati limitati, avrebbero creato un sound un po’ monco. Oggi la tecnologia (strumenti musicali, suoni, synth, produzione, missaggio…) permette ai duo project di suonare come delle vere e proprie band. E quindi torna il discorso delle idee: se ciò che viene proposto è davvero interessante il power-duo può superare in qualità anche band più tradizionali. Non è una questione di numero di cervelli ma di potenziale espresso (i cantautori del passato in questo erano dei maestri, ognuno da solo valeva per cinque!). Il fenomeno ha sicuramente un ottimo potenziale, spero però che in futuro non sia vissuto in modo da svilire la musica. Le proposte musicali di valore sono sicuramente stratificate, concettuali, ricche di arrangiamenti; quindi il duo project di peso dovrebbe pensare come una band a tutti gli effetti e non sentirsi limitato nella sua espressione musicale. Questa è la mia opinione, ma l'esperta sei tu! Mah, è semplicemente una questione di gusti e di punti di vista: personalmente ho una predilezione per il purismo, per i duo semplici e "grezzi". Mi piace vedere come con due soli strumenti, senza l'ausilio di elettronica, loop ecc. si possa fare del buono e sano rock, o si possa "spaccare" come una full-band, magari puntando solo sui suoni. Questo è il vero power duo, secondo me. Poi tutto il resto è lodevole, la musica può essere valorizzata con ausili elettronici, post-produzione ecc. ma a quel punto ottenere un sound da full-band essendo solo in due non distingue il duo, non lo caratterizza in quanto tale...

7. Quali sono i canali tramite i quali stai divulgando la realtà dei duo elettrici?
Tramite RockGarage abbiamo conosciuto tante formazioni a due componenti, soprattutto nel nostro Paese. Negli anni mi sono avvicinato a questo fenomeno scoprendolo e appassionandomi. Dopo tante recensioni ho cercato di conoscerlo più da vicino, consultando altre fonti tra cui l’EDP che è stato fondamentale. Da qui è partita l’idea di dedicare un articolo a questo fenomeno sulla rivista cartacea GuitarClub, un articolo pubblicato proprio sul numero di Novembre che non volesse essere l’almanacco dei power-duo ma che desse una chiave di lettura su come si sta evolvendo questa tendenza e su come va interpretata alla luce dell’attuale scena musicale. In fondo è quello che facciamo anche tramite le nostre recensioni: dare una chiave di lettura per quell’album e aiutare l’ascoltatore ad avvicinarsi nel modo migliore a quei brani. La musica è qualcosa di troppo potente, emozionante, dirompente e profonda per essere tradotta in sterili parole confezionate in una recensione; l’obiettivo di un buon redattore dovrebbe essere quello di incanalare chi legge verso la giusta interpretazione di ciò che l’artista voleva esprimere o di ciò che comunque ne viene assorbito.

8. Tra le two-piece italiane di tua conoscenza, c'è qualche band che ti ha "lasciato il segno"? Il motivo?
Questa è una domanda interessante e difficile da rispondere. Non tanto per mancanza di duo-project, quelle come dicevo prima non mancano, ma più che altro per le differenze di genere musicale su cui questo fenomeno si muove. E' indubbio però che ci sono alcune realtà sicuramente interessanti. Personalmente credo che i The White Stripes abbiano precorso i tempi ma non abbiano realmente innovato musicalmente, ad esempio sento molto più parlare delle esperienze di Jack White post-The White Stripes che non in coppia con Meg. Ammetto che quando ho ascoltato Quintale dei Bachi Da Pietra sono rimasto davvero colpito e anche Opera degli Zeus! è rimasto nel mio lettore CD per vari mesi; di solito mi affascinano i duo che stratificano il suono, non con effetti o con elettronica bensì portando all'esasperazione i propri strumenti: quando ho ascoltato i Mombu dal vivo in un locale con 4 tavoli e capienza massima 20 persone nel centro storico di un paesino in provincia di Caserta, pensavo davvero di trovarmi su un altro pianeta! Loro sono incredibili e Luca Mai è davvero un esempio da seguire su come violentare un sax baritono. I Margaret Lee mi erano piaciuti in La Ballata Di Belzebù, con un rock pieno e viscerale mentre nell'ultimo album a mio parere hanno fatto un passo indietro. Queste però sono solo delle mie considerazioni sulla base ovviamente dei miei gusti musicali. Il fenomeno, come dicevo prima, va seguito.

9. Oltre la tua curiosità nei confronti della line-up a due, so che sei ora interessato alle donne nella storia del rock. Parlaci dell'argomento "musica al femminile"... a differenza che per i duo, tanti hanno trattato l'argomento: qual è il tuo approccio al proposito?
Sì, in realtà questa idea mi è nata da poco. Non ci sono dubbi che il rock e il metal siano generi assolutamente maschili, basta guardare le principali realtà musicali a livello internazionale. Non voglio tradurre questa considerazione in un fatto puramente “discriminatorio”, credo che sia proprio la natura del genere ad essere così. Quando si vede la foto di una band e in line-up compare una donna, nel 99% dei casi siamo portati a pensare che sia la cantante…è una vera e propria preclusione psicologica! Allo stesso tempo penso che sia inutile trattare la questione da un punto di vista puramente sessuale. Per argomentare bene questo ennesimo (ma non nuovo) fenomeno credo che l’unico modo è parlare delle tantissime formazioni composte da sole donne che mano a mano si tramutano da “eccezione” a “naturale regola” di un sistema musicale fitto e che offre tantissimo. Così le sto scoprendo e approfondendo. Sarà un percorso lungo ma sicuramente molto interessante.

Una parte dello staff di RockGarage.it

10. Dopo una gavetta in rete fatta di collaborazioni con riviste e siti musicali in generale, nel 2011 hai fondato la tua propria Webzine, RockGarage.it: ce la vuoi presentare? Come è nata l'idea di fondarne una tua personale? Quale il messaggio finale che volete veicolare?
Inizio dicendo che seguo RockGarage in qualità di Direttore ma non la ritengo la mia personale webzine. RockGarage vanta circa 20 collaboratori fissi e offre informazione quotidiana, è molto più del “mio sito personale”. L’idea che sta alla base è molto semplice: dopo anni trascorsi in altre redazioni mi sono reso conto di quanta poca professionalità ci fosse in giro. Di quante e-mail non venivano lette, quanti comunicati venivano lasciati a macerare o cestinati addirittura, di quante poche risposte ricevevano le band, del tempo speso in discussioni sterili tra i redattori, dell’aggiornamento a singhiozzi dei vari siti…insomma la maggior parte delle volte non si offriva un vero servizio informativo, sia in termini quantitativi che soprattutto qualitativi. Per questo è nata RockGarage: pubblichiamo due recensioni al giorno (tutti i giorni dell’anno, compreso Natale e tutto il mese di agosto), gestiamo contatti con etichette discografiche italiane e straniere, con agenzie e soprattutto con le band. Curiamo interviste, non però via e-mail ma di persona per permettere un contraddittorio tra le parti, predisponiamo articoli ai concerti a cui partecipiamo, avviamo collaborazioni importanti (come quella con il Sziget Festival di Budapest, eletto nel 2011 come miglior festival d’Europa, o quella con il Maximum Festival), abbiamo un’app per smartphone Android e un’altra per iPhone totalmente gratuite in modo da offrire aggiornamenti ai nostri lettori anche quando si è in giro. Il 10 settembre 2014 RockGarage compie 3 anni di attività e devo dire che i risultati sono migliori di ogni fervida mia aspettativa iniziale: abbiamo ricevuto circa 1.600 CD in redazione (alla faccia di chi dice che oggi si lavora solo su mp3), abbiamo pubblicato 2.300 recensioni (in circa 1.000 giorni di attività!), abbiamo realizzato una t-shirt personalizzata con un artwork creato dal disegnatore delle prime copertine dei Raw Power (un grande artista!) e abbiamo organizzato due RockGarage Party in modo da dare un palco concreto e possibilità VERE per far conoscere la musica che vale! Insomma stiamo facendo tantissimo e molte nuove idee si stanno concretizzando per il prossimo futuro.

11. So che suoni il basso da otto anni e da pochissimo anche la chitarra, come mai non ti sei approcciato alle band da ragazzino, come di solito capita? Che genere suoni?
Avevo iniziato a suonare ai tempi dell’università, circa quindici anni fa e ammetto che negli ultimi anni ho un po’ mollato la presa. Ai tempi avevo una band con cui suonavamo pezzi rock e con la quale puntavamo a fare serate per i locali, un’altra con cui invece davamo sfogo alla nostra passione per il metal (Metallica, Dream Theater...) e una terza, che è durata poco, dedicata interamente al blues. Poi, come dicevo, la mia passione si è spostata sulla scrittura e sull’ascolto e ho abbandonato un po’ la figura del musicista (ammesso che lo sia mai stato!). Oltre a RockGarage e a GuitarClub proprio in queste settimane mi sto inserendo in un nuovo progetto editoriale di cui probabilmente sentirete parlare nei prossimi mesi. Si tratta di qualcosa di cui sono veramente eccitato ma per ora non voglio svelare la sorpresa.

Restiamo in attesa, allora... E' stata proprio una chiacchierata interessante, la nostra, Marcello. Un'ottima panoramica dal punto di vista di un addetto al settore! Ora ti lascio concludere con un tuo messaggio finale, lasciandoti con i rinnovati complimenti per tutto ciò che fai in nome della musica, e augurandoti un gran in bocca al lupo per tutte le tue attività, presenti e future.
Grazie a te Giusy per questo spazio che offri a me e a RockGarage, ma grazie soprattutto per il tuo impegno che fa conoscere a tutti il fenomeno dei power-duo, per la tua dedizione e per la tua professionalità. Questi sono i canoni che l’informazione musicale dovrebbe rispettare per offrire un buon servizio a tutti e che attualmente pochi rispettano. Ma i tempi sono maturi, chi ascolta musica e lo fa con passione è anche una persona molto attenta e sa distinguere chi scrive con il cuore e chi lo fa per puro egocentrismo. In bocca al lupo per tutto e per chi volesse entrare in contatto con me su www.rockgarage.it trova i miei riferimenti. Ringrazio per gli apprezzamenti...




Retrospettiva ed intervista ad opera di Giusy Elle